Articoli SIPAP NEWS n° 1/2001





Bufera all'ENPAP: i consiglieri SIPAP lasciano i gruppi di lavoro
SCONTRO FRONTALE
Mancanza di democrazia e cattiva gestione la accuse più dure

di Alessio Falconio*

E' una scelta destinata a far rumore quella compiuta lo scorso 16 dicembre dai tre consiglieri eletti all'ENPAP nelle liste SIPAP. Stefano Crispino, Giovanni Greco e Antonino Marù si sono dimessi dai gruppi di lavoro del Consiglio d'Indirizzo Generale dell'ente. Lo hanno fatto in polemica con la gestione dell'attuale maggioranza. Sotto accusa le scelte politiche e amministrative. "Di tale conduzione - dicono i tre nella lettera di dimissioni -, chiediamo conto al Presidente del CdA Dott. Demetrio Houlis e al Coordinatore Dott. Cesare Rossi, che rappresentano la maggioranza dei Consiglieri nei rispettivi organi".
Effettivamente l'ente di previdenza degli psicologi è sempre stato al centro di particolari polemiche sulle regole da adottare. Fin dalla sua nascita, quando fu proposta una bozza di statuto piuttosto carente sul piano della trasparenza e della democrazia interna. In quelI'ipotesi, elaborata da una commissione presieduta proprio dal Presidente Houlis, al Consiglio d'Indirizzo Generale, rappresentativo degli iscritti, erano stati assegnati solo poteri consultivi. Nella fase della prima elezione il Consiglio dell'Ordine Nazionale avrebbe addirittura avuto, per esempio, il potere di scegliere tra i primi otto eletti i cinque membri del CdA. Quel tentativo di monopolizzare l'Ente si scontrò con i Ministeri vigilanti che dichiararono quelle regole improponibili. Anche allora, insieme ad altri oppositori, fu la SIPAP a denunciare quella paradossale situazione. L'iniziativa ebbe un parziale successo e al Consiglio furono riconosciuti poteri di indirizzo e controllo, come quelli sui criteri generali in materia di investimento e l'approvazione dei bilanci.
I consiglieri SIPAP chiesero dall'opposizione l'affidamento del ruolo di coordinatore del Consiglio ad un rappresentante della minoranza. é una regola aurea delle democrazie occidentali. La presidenza degli organi con poteri di vigilanza spetta all'opposizione (per esempio la Commissione parlamentare di Vigilanza sulla RAI o quello sui servizi segreti). Chi è chiamato dagli elettori a vigilare non può essere della stessa parte di chi è vigilato, in tal caso il CdA. Tanto più in un ente che gestisce i soldi degli iscritti all'Ordine (più di un centinaio di miliardi). Nulla da fare. La maggioranza che esprimeva Houlis alla presidenza dell'ENPAP elesse coordinatore del Consiglio il Dott. Cesare Rossi.
Da quel momento per la SIPAP fu opposizione. Dura, ma costruttiva. Grazie al contributo di quei consiglieri si giunse al varo del regolamento del Consiglio d'Indirizzo e all'assunzione di un Direttore che garantisse trasparenza amministrativa e buona gestione. I tre ottennero la stesura di un regolamento contabile, redatto dal consigliere d'amministrazione Boldrini (eletto nella lista SIPAP) e dal componente del collegio sindacale Ciriani, nominato su indicazione della SIPAP.
La storia dell'ente ha visto però soprattutto momenti di durissima opposizione da parte della SIPAP. Ma soprattutto due sono gli aspetti della Presidenza Honlis su cui la SIPAP chiede chiarezza: la gestione del patrimonio finanziario e l'acquisto della sede dell'ente. Andiamo per ordine.
L'applicazione del piano di indirizzo finanziario, varato dal Consiglio di Indirizzo Generale il 6 marzo 1999, viene messo in atto solo nel 2000. Un inspiegabile ritardo che causa bassissimi rendimenti per l'ingente patrimonio investito l'anno prima. A fronte di una situazione generale dei mercati che vede guadagni enormi degli investitori, i titoli obbligazionari, depositati presso l'Istituto S. Paolo di Torino e tenuti pervicacemente in portafoglio dal CdA, rendono meno del 2%. Davvero poco se si pensa che il solo tasso d'inflazione su base annua per il 1999 è stato superiore al rendimento medesimo. Basterebbe molto meno per far dimettere il Consiglio d'Amministrazione del più modesto tra gli enti previdenziali. La giustificazione addotta dallo stesso Presidente Houlis circa la necessità di attendere il parere dei Ministeri vigilanti sui criteri di investimento, si scontra con la regola che prevede il silenzio assenso da parte degli stessi dicasteri dopo trenta giorni dalla comunicazione. L'ENPAP per legge dovrebbe garantire almeno il 4% di rendimento rivalutato in base al PIL. Per colmare l'enorme lacuna è stato necessario prelevare più del 2% dal fondo di riserva del contributo integrativo. Insomma non si direbbe proprio una gestione di successo, per usare un eufemismo. A fronte di una simile debacle i Consiglieri SIPAP furono costretti ad esprimere parere contrario in sede di votazione del bilancio consuntivo per il 1999. Purtroppo per gli psicologi che hanno affidato i propri risparmi nelle mani di quel CdA, le conseguenze di questo tipo di gestione si sentiranno anche per il 2000.
Molto contestata anche la vicenda che portò all'acquisto della sede dell'ENTE. In quell'occasione a fronte di un tetto massimo di spesa di 7 miliardi e mezzo deliberato dal Cohsiglio d'Indirizzo, il CdA arrivò a spendere quasi 9 miliardi e mezzo, 6 miliardi e duecento milioni (più imposte ed oneri accessori) per la compravendita e un miliardo e ottocento milioni per ristrutturare l'immobile. Quasi due miliardi in più di quanto stabilito. Una vicenda su cui i consiglieri SIPAP, Crispino, Greco e Marù, hanno chiesto conto al Collegio sindacale e ai Ministeri vigilanti.
Sembra inevitabile che di fronte ad una situazione del genere intervenga chi è chiamato dalla legge a vigilare.
Dimissioni dunque destinate a far rumore.

* Alessio Falconio
Responsabile della redazione SIPAP News