Articoli SIPAP NEWS n° 1/2001





Ordine del Lazio: riconoscimenti psicoterapeutici a rischio
Centinaia di psicologi costretti a rinunciare a concorsi e occasioni di lavoro a causa della lentezza e della rigidità dell'Ordine

di Catia Del Monte*

E' davvero incredibile quello che sta accadendo a centinaia di psicologi iscritti all'Ordine del Lazio. Dover rinunciare a concorsi e a tante possibilità di lavoro. Perchè? L'Ordine regionale non riesce ad evadere le domande di riconoscimento della specializzazione psicoterapeutica. Una storia kafkiana che proviamo a raccontarvi.
Lo scorso anno, grazie alla battaglia condotta anche dalla SIPAP, è stata finalmente sancita per legge l'equipollenza tra le specializzazioni universitarie e quelle riconosciute in base al famoso articolo 35 della legge sulla professione. Questo infatti demandava, in via transitoria, il riconoscimento della psicoterapia agli Ordini regionali, fissando però al 1994 la scadenza dei terrnini. Si prospettava in tal modo l'esclusione di moltissimi psicologi.
Fu allora (siamo nel 1995) che iniziò la battaglia della SIPAP volta ad ottenere una proroga dello stesso articolo 35. Il successo arrivò dopo tre anni di duro e intenso lavoro politico-parlamentare, durante i quali la SIPAP dovette combattere contro tutto e tutti, comprese alcune frange di "psicologi" che tentarono di ostacolare l'iniziativa. Il terrnine venne spostato al 1999. Per molti psicologi ingiustamente tagliati fuori nel 1994 dalle pastoie interpretative e burocratiche di chi allora guidava l'Ordine, si prospettava finalmente un'importante possibilità. Riaperti i termini, nei soli 5 mesi utili rimasti al suo rnandato presidenziale, Stefano Crispino (SIPAP) riconobbe quasi la metà delle tante domande presentate. Conquistata però la maggioranza in Consiglio per sole 96 preferenze, il nuovo esecutivo espresso da "Cultura e Professione" eresse un vero e proprio muro contro cui si infransero le speranze di tanti psicologi. Durante i primi 4 mesi, dal febbraio al giugno 200O, non solo non venne effettuato nessun riconoscimento, ma la nuova maggioranza introdusse parametri più restrittivi, volti a discriminare chi aveva avuto la sfortuna di rimanere in coda alla lista. Una situazione denunciata dalla SIPAP. Il 19 giugno 2000 il Presidente Stefano Crispino prende carta e penna e scrive ai 700 psicologi ancora in attesa di riconoscimento dell'attività psicoterapeutica. "Con i nuovi criteri - dice Crispino nella lettera -l'80% di chi, come te, attende risposta rischia di vedersi rigettata la domanda di riconoscimento dell'attività psicoterapeutica, anche se in possesso dei medesimi requisiti delle altre migliaia di Colleghi che fino al 22 febbraio 2000 hanno ottenuto una risposta favorevole." I nuovi criteri introdotti nella gestione di "Cultura e Professione" stabiliscono infatti che l'autocertificazione di attività psicoterapeutica svolta in regime libero-professionale o a convenzione, potrà essere presa in esame solo se dalla partita IVA risultino un congruo tempo di apertura ed un effettivo utilizzo della posizione. L'attività psicoterapeutica svolta in regime di volontariato, alla luce della sentenza t della Corte di Cassazione n. 9485 del 1999, può essere presa in considerazione solo a supporto degli altri criteri indicati nella stessa delibera e deve documentare uno specifico e riconoscibile esercizio di attività in campo psicoterapeutico. Infine l'attività professionale richiesta dalla norma è del tutto diversa e distinta da quella di apprendistato, perfezionamento o delle esperienze terapeutiche in fase di tirocinio.
Crispino annuncia che la SIPAP avrebbe chiesto l'annullamento di quella delibera di fronte al Tribunale Civile di Roma se, nell'applicazione di quei criteri, si fosse osato deliberare centinaia di rigetti. Inoltre, per i suoi soci che avessero visto rigettata l'istanza di riconoscimento, la SIPAP avrebbe organizzato un ufficio di consulenza legale.
L'iniziativa getta letteralmente nel panico la maggioranza di "Cultura e Professione", costretta dall'attività di contrasto dei consiglieri SIPAP Corsetti, Del Monte, Pes e Polani a modificare e a ridimensionare il suo precedente e pericoloso orientamento. La lettera di Crispino, del giugno 2000, ai 700 psicologi in attesa di riconoscimento produce subito i suoi effetti. Nella sola seduta del successivo 15 luglio vengono validate 103 domande di riconoscimento. La gestione di "Cultura e Professione" è costretta ad inseguire affannosamente l'iniziativa della SIPAP. Si pensi solo che in quella seduta vengono accolte almeno 54 domande inammissibili in base ai nuovi criteri voluti dalla stessa maggioranza. Alcuni casi non sarebbero mai stati riconosciuti nemmeno con i vecchi parametri. "Evidentemente - scrive Crispino il 17 luglio 2000 ai colleghi in attesa di riconoscimento dell'attività psicoterapeutica - demagogia e coerenza non vanno facilmente d'accordo." Il successo ottenuto però non può far dormire sugli allori. Crispino allora torna a denunciare l'incoerenza della gestione di "Cultura e Professione" lo scorso 1 febbraio. "Ribadiamo -scrive il Presidente SIPAP- l'impegno ad impedire ogni diversità di trattamento, a difesa degli interessi dei Colleghi, a vigilare e a continuare l'azione di deterrenza finchè anche l'ultimo dei nostri Colleghi non avrà avuto soddisfazione."
Centinaia di psicologi dunque in attesa del riconoscimento dell'attività psicoterapeutica. Alle incredibili lentezze burocratiche si aggiunge il paradosso di una maggioranza che, dopo aver approvato i nuovi criteri restrittivi, non riesce ora a gestirli.
I giorni passano e con loro le opportunità di lavoro. Chi risarcirà quegli psicologi che, a causa della gestione della maggioranza di "Cultura e Professione", sono costretti a rinunciare ai tanti concorsi che richiedono il riconoscimento?
Forse per questo motivo in più di un anno di governo dell'Ordine del Lazio, la maggioranza di "Cultura e Professione" ha realizzato un solo notiziario.
Le lettere di Crispino hanno però impedito che i diretti interessati rimanessero all'oscuro di tutto.

* Catia Del Monte
Consigliere dell'Ordine degli Psicologi del Lazio.