Articoli SIPAP NEWS n° 1-2/2002





Promuovere la qualità per sviluppare la professione
La maggioranza SIPAP marcia spedita verso la realizzazione del suo programma
Fatti, progetti e strategie dell'Ordine della Lombardia


di Robert A. Bergonzi

Dalla prima pagina
Molte cose stanno cambiando nella nostra professione. Dalla distinzione tra laurea triennale e specialistica, con annessa modifica dell'Esame di Stato e la previsione di due elenchi nell'Albo professionale (i triennalisti si chiameranno psicologi junior!), alla divisione dei compiti, degli ambiti operativi e delle responsabilità associati ai due livelli.

Sul fronte dell'Unione Europea si registra la più totale incertezza in materia di professioni.


Articolo
Se prevarrà cioè il modello anglosassone (formazione e accreditamento specialistici affidati alle Associazioni professionali e scientifiche) o quello continentale (valore legale del titolo di laurea e professioni regolamentate e protette dallo Stato, anche tramite gli Ordini professionali).
Altra importante novità è l'introduzione dell'obbligo per le professioni sanitarie, di cui fanno parte tutti gli psicologi, di acquisire crediti formativi ECM. I poteri di valutazione e accreditamento dei provider di ECM passeranno dalla Commissione centrale presso il Ministero della Salute a Commissioni locali miste (Regioni - Ordini professionali), con il conseguente problema della "terzietà": impedire cioè che i provider siano allo stesso tempo erogatori di formazione ECM e decisori rispetto ai provider stessi ed alle istanze formative accreditabili. Intanto si assiste ad una generalizzata corsa al riconoscimento come fornitori di crediti ECM da parte di tutte le istituzioni pubbliche e private (Aziende Ospedaliere, ASL, Ordini, Università, Istituti di formazione, formatori privati, ecc.).
Sulla questione già molto prima che si iniziasse a parlare di ECM, I'attuale Consiglio dell'Ordine della Lombardia a maggioranza SIPAP aveva dovuto constatare lo stato insoddisfacente in cui versava la nostra professione. A partire dal 1993, anno di istituzione dell'Ordine, si era fatta strada l'idea che la nostra professione potesse o dovesse presentarsi essenzialmente come "clinica", legata cioè prevalentemente allo studio ed alla cura del disagio psichico. In questo ambito l'attività psicoterapeutica avrebbe dovuto rappresentare il fiore all'occhiello. Non a caso si è combattuta all'interno della nostra professione una guerra, a volte fratricida, per il titolo di psicoterapeuta, onde garantirsi un'attività più sicura e remunerativa. A tre anni dalla fine della precedente legislatura ordinistica lombarda, stiamo ancora pagando le parcelle (centinaia di milioni) agli avvocati ingaggiati per respingere i ricorsi di chi si è visto ingiustamente negare l'accesso all'elenco degli psicoterapeuti.
Per un intero decennio si è dunque omesso di valorizzare l'aspetto non clinico e non psicodinamico della nostra professione, rimuovendo accuratamente le basi esperienziali, sperimentali e scientifiche dalle quali la psicologia è nata (condizionamento, apprendimento, memoria, psicometria, ergonomia, Gestalt, linguaggio, comunicazione, atteggiamenti ed opinioni, ecc. ecc. ecc.).

La 'clinicizzazione' della nostra identità professionale si è però da trasformata in un vero e proprio boomerang. Mentre combattevamo per delimitare il nostro territorio clinico rispetto a medici e psichiatri, altre professioni occupavano allegramente i nostri spazi. È sicuramente deprimente dover citare gli innumerevoli settori lavorativi che abbiamo perso. Dal mondo della pubblicità alla gestione delle Risorse Umane. Dalla formazione aziendale, che ci vede surclassati da ingegneri ed economisti, al marketing, la cui base è esclusivamente psicologica. Diversamente da quanto accade negli altri paesi, da noi non esiste quasi più la psicologia scolastica. Le perizie vengono richieste dai Magistrati prevalentemente a medici e psichiatri, mentre la sicurezza sul posto di lavoro è compito del manager o del medico.
Malgrado tutto questo, quasi per miracolo, alcune centinaia di colleghi in Lombardia hanno tenuto vivo il legame che unisce la psicologia alle attività che ho appena citato. Si tratta di psicologi che si sono formati da soli, spesso facendo faticosamente esperienza sulla propria pelle. Spesso di "serie B", ovvero non psicoterapeuti.
Nel 1995 la SIPAP, appena costituita, pubblicava e inviava a tutti gli psicologi italiani un manifesto programmatico per denunciare la situazione appena esposta e promuovere lo sviluppo della professione. Nel 1997, sull'onda del proposto rinnovamento, è stato eletto nel Lazio il primo Consiglio dell'Ordine con maggioranza SIPAP, che ha iniziato il processo di cambiamento culturale e politico-professionale della categoria. Nel 1999 il testimone è passato ad una maggioranza SIPAP, di cui faccio parte, eletta nell'Ordine della Lombardia. Posso affermare con orgoglio che il nostro Consiglio, una volta fatta la diagnosi della situazione lombarda, è passato rapidamente all'azione realizzando le seguenti iniziative:
1. preparazione di un questionario per gli iscritti al fine di rilevare lo stato occupazionale, l'area di lavoro, la qualifica, la formazione, i desideri formativi prevalenti, le aree di insoddisfazione e criticità. L'elaborazione del questionario ha permesso di identificare le aree lavorative più diffuse ed i desideri di formazione ed aggiornamento emergenti;
2. invio di una newsletter trimestrale di informazione;
3. creazione di un sito web ricco di contenuti ed aggiornato costantemente (3000 accessi al giorno);
4. abbonamento ad una banca dati di psicologia contenente migliaia di abstracts, consultabile gratuitamente da tutti gli iscritti;
5. approvazione in pieno accordo con l'Università Cattolica di decine di nuove sedi di tirocinio in aree non cliniche (specialmente lavoro ed organizzazione);
6. allargamento anche agli studi privati della possibilità di ospitare tirocini;
7. creazione di un tavolo di lavoro con le Università della Lombardia per programmare e gestire in sinergia la prevedibile massa di richieste di tirocinio dei laureati triennali;
8. richiesta da parte dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia di cinque master riservati a psicologi e finanziati con fondi FSE: psicologia scolastica, psicologia dell'emergenza, consulenti interculturali, psicologia del lavoro, psicologia della riabilitazione psichiatrica;
9. incarico all'Istituto di ricerche "Eurisko" di effettuare un'indagine sullo stato occupazionale degli psicologi lombardi e sui loro atteggiamenti rispetto alla professione tramite 800 interviste telefoniche ad un campione rappresentativo di colleghi e colleghe. I risultati sono disponibili e formeranno il tema del nostro convegno dell'11 ottobre alle "Stelline";
10. stimolazione della nascita di nuovi master e corsi di perfezionamento tramite il meccanismo dell'"accreditamento volontario" dei professionisti e dei corsi.
Poiché la scelta di istituire l'accreditamento volontario rappresenta il cardine strategico del nostro intervento, ritengo utile illustrare la nostra delibera del 13 febbraio 2002. L'accreditamento volontario dei professionisti psicologi della Lombardia identifica inizialmente 22 aree di attività psicologica, aree non scelte a caso, bensì sulla base dei dati del questionario di cui sopra. Alcuni esempi: psicologia scolastica, psicologia del lavoro, psicologia dell'handicap, psicologia giuridica, psicologia del benessere, psicologia dell'età evolutiva, psicologia delle dipendenze, etnopsicologia, ecc. In regime di sanatoria possono

richiedere l'accreditamento in una 0 più aree quei colleghi, iscritti da almeno tre anni all'Ordine, che possono documentare particolare esperienza e/o formazione in tali aree. Le richieste finora pervenute (circa 300, per un totale di circa 800 aree) vengono vagliate dall'apposita Commissione. Gli accreditati potranno pubblicizzarsi come "esperti in " e tale annotazione comparirà nell'Albo a maggiore informazione dell'utenza e della committenza. Inoltre, ogni iscritto che avrà completato master e corsi di perfezionamento preventivamente accreditati dall'Ordine, acquisirà il diritto automatico di essere iscritto nell'Albo come esperto nell'area approfondita durante il master o corso accreditato.
A tutt'oggi i corsi già accreditati sono sette (tre in psicologia del lavoro, due in psicologia scolastica, uno in psicologia dell'emergenza, uno in psicologia gerontologica), i corsi in esame sono tre.
I fatti stanno quindi dimostrando che stiamo riuscendo a mettere in moto un meccanismo virtuoso che fornisce da un lato formazione specialistica qualificata e produce dall'altro la possibilità di declinare all'esterno la propria specifica competenza tramite il titolo di "esperto".
L'introduzione dell'obbligo di aggiornamento ECM non ci coglie quindi impreparati: stiamo già predisponendo lo strumento che permetterà nei prossimi anni all'Ordine di programmare e gestire la formazione e l'aggiornamento (anche interdisciplinare e a distanza) nelle varie aree della psicologia: si tratta della Fondazione.
Altri Ordini professionali (fra i quali architetti, commercialisti ed avvocati) hanno già costituito le loro Fondazioni proprio con la finalità di poter programmare e gestire tramite una struttura separata e dedicata la formazione e l'aggiornamento continuo.
Per noi psicologi, sottoposti all'obbligo di ECM, la programmazione dell'aggiornamento è particolarmente importante. È stato infatti da varie parti sottolineato il rischio che il modello di aggiornamento accreditabile ECM possa essere dominato e tarato su modelli ed esigenze tipici della medicina, senza tenere nel debito conto che lo psicologo esercita (e deve quindi aggiornarsi) anche in aree (marketing, lavoro, scuola, giustizia, ecc.) che richiedono corsi e modelli formativi specifici molto lontani dal paradigma medico (compresa l'importanza centrale della supervisione per coloro che esercitano l'attività psicoterapeutica).
Proprio la capacità di proporre e far accreditare nei prossimi mesi ed anni una massa importante di proposte di aggiornamento tarate sulle esigenze degli psicologi permetterà alla nostra professione di mantenere anche a livello di formazione la propria specificità culturale ed epistemologica, sfuggendo al paventato (e non improbabile) rischio della mera tecnicizzazione, paradigma dominante della professione medica.
Tuttavia per raggiungere questo obiettivo è richiesta una forza e capacità organizzativa che solo una struttura dedicata e ben finanziata quale la Fondazione può essere in grado di reggere.
Affronteremo questa sfida, molto faticosa nella fase di avvio per i Consiglieri e per la Segreteria del nostro Ordine, a partire da settembre, consapevoli delle difficoltà che ci aspettano, ma anche e soprattutto delle ricadute positive sulla nostra professione.

*Robert A. Bergonzi
Presidente dell'Ordine della Lombardia,
membro del CIG dell'ENPAP
e del Consiglio di Indirizzo della SIPAP