di Diego Polani.
Dalla prima pagina
All'inizio di questa terza consigliatura noi consiglieri SIPAP del Lazio avevamo sperato nel superamento delle posizioni personalistiche e vendicative della precedente esperienza. Oggi dobbiamo invece ricrederci ed esprimere un profondo senso di disagio per la politica ordinistica della nostra regione. Ci riferiamo in particolare alla contrapposizione dell'attuale maggioranza, Cultura e Professione -oggi alleata con l'AUPI, sindacato di categoria- nei confronti della SIPAP. Il nostro compito di opposizione dunque si fa sempre più arduo. La maggioranza è attraversata da una crisi che ha portato il Segretario dell'Ordine regionale ad essere sfiduciato dalle stesse forze che ne avevano deciso l'elezione.
Articolo
Le lotte interne a 'Cultura e Professione' hanno determinato la paralisi del Consiglio che da più di un anno vede annullate molte riunioni per mancanza del numero legale. Tutto il potere è nelle mani di due o al massimo tre persone.
La radiografia di tale situazione la 'danno'i bilanci dell'Ordine. Noi della SIPAP abbiamO, come punto di riferimento e di confronto, il triennio (1997-2000) in cui abbiamo governato con meno risorse economiche disponibili e un'opposizione estremamente ostruzionistica e distruttiva. Nel suo primo biennio 'Cultura e Professione', pur godendo di una maggioranza ben più ampia, di un'opposizione costruttiva e di ben 1.380 milioni in più di entrate -quattro miliardi e duecentottanta milioni di entrate a fronte dei due miliardi e novecento milioni della SIPAP- non è riuscita ad essere incisiva sullo sviluppo della professione nella nostra regione. Come sono state impiegate queste enormi risorse? Leggiamo i bilanci: 235 milioni (il doppio di quelli spesi dalla SIPAP) sono stati investiti nelle indennità di carica (Presidente, Vicepresidente, Segretario e Tesoriere), 150 milioni (30 milioni in più della SIPAP) per spese di commissioni e gruppi di lavoro (consiglieri e collaboratori amici dei consiglieri); 1 miliardo e 80 milioni (ben 530 milioni in più della SIPAP, praticamente il doppio) sono stati spesi per il personale; 250 milioni (30 milioni in più della SIPAP per iniziative culturali); 165 milioni (75 milioni in più della SIPAP, pur avendo stampato due numero in meno, ben 55 milioni per ciascun numero) per il notiziario e l'ufficio stampa. Insomma, un miliardo e trecentottanta milioni in più a disposizione, e sono aumentate soprattutto le spese di gestione interne per 780 milioni -cariche, consiglieri, membri di commissioni, personale a tempo indeterminato o a contratto temporaneo. Poco quelle per l'investimento sull'immagine della professione, infatti anche gli altri 600 milioni sono stati spalmati in capitoli di spesa relativi alle strutture interne. Tutto il contrario di quanto fatto dalla SIPAP. Sarà forse questo il motivo per cui, "per fare ordine" nella contabilità, I'attuale maggioranza non ha mai pubblicato i suoi bilanci?
Con questa maggioranza l'Ordine degli Psicologi del Lazio sta dunque vivendo una stagione davvero tormentata, ma soprattutto, e qui apriamo un'altra pagina dolorosa, la sta facendo vivere a quei colleghi che, in base al famoso articolo 35, hanno chiesto al tribunale il riconoscimento dell'attività psicoterapeutica effettivamente svolta. Oltre al danno del diniego, una parte di questi potrebbe infatti subire la beffa della 'ritorsione' dell'Ordine. I colleghi potrebbero avere, con incredibile tempismo, I'amara sorpresa di una convocazione di fronte alla Commissione disciplinare dell'Ordine che starebbe per aprire le istruttorie. Insomma il preludio di procedimenti volti a sanzionarli deontologicamente. Alcune sarebbero motivate dalle dichiarazioni degli stessi iscritti che, per dimostrare l'esercizio della psicoterapia, indicherebbero l'inizio dell'attività in epoca precedente all'iscrizione all'albo. Nonostante la copiosa documentazione depositata a suo tempo è davvero singolare che l'Ordine se ne sia reso conto solo dopo questi ricorsi. Altre eventuali istruttorie disciplinari potrebbero essere motivate dall'utilizzo in sede processuale dei tabulati del Consiglio contenenti i dati di tutti coloro che hanno fatto domanda di riconoscimento e dai quali si evince la disparità di trattamento e l'arbitrarietà delle valutazioni delI'Ordine. L'incredibile atteggiamento vessatorio si spinge fino al punto di minacciare l'apertura di decine di procedimenti disciplinari a carico degli psicologi ricorrenti. Questo, pur sapendo che detti tabulati sono stati forniti alla SIPAP dai suoi consiglieri eletti e che l'associazione ha stipulato a favore dei colleghi, quasi tutti soci SIPAP, una convenzione con uno studio legale, fornendo assistenza e anche il 'corpo del reato' i tabulati delle pratiche di riconoscimento della psicoterapia.
Perché la maggioranza di 'Cultura e Professione' non se la prende direttamente con i consiglieri dell'opposizione? Come mai l'Ordine reagisce così polemicamente e con scarso senso istituzionale all'esercizio di un legittimo diritto? Se quei tabulati non contengono prova di disequità di trattamento, per quale motivo il legale dell'Ordine ha chiesto al giudice di non considerarli parte del processo? Un'ultima domanda. Sono illecitamente acquisiti dei documenti amministrativi in possesso di consiglieri democraticamente eletti ed è illegittimo che questi decidano di divulgarli, ritenendo che sono state commesse ingiustizie a carico di colleghi, al fine di consentirne la difesa in sede giudiziaria? Sarebbe come affermare che i parlamentari o i consiglieri comunali non possono divolgare le deliberazioni degli organi di cui sono membri e che i cittadini che li acquisiscono direttamente tramite i loro rappresentanti violano qualche legge o regolamento. Per giustificare tale assurdità il Consiglio si è spinto ad ipotizzare la violazione della privacy, come se i dati della formazione professionale fossero sensibili e riservati. Scherziarno? La giurisprudenza del Garante sui dati personali rende pubblicabili tutti gli atti concernenti questo tipo di valutazioni.
Ci verrebbe da dire che siamo senza parole, e invece no. Il nostro ruolo non può limitarsi alla denuncia. Da sempre ci siamo caratterizzati come forza di governo, a prescindere dall'essere maggioranza 0 opposizione, di governo degli interessi di tutti gli psicologi. Abbiamo coscienza del ruolo che i nostri elettori ci hanno dato l'onore di poter ricoprire. Abbiamo a cuore soprattutto il buon funzionamento deL l'ente Ordine, affinché siano gli iscritti i primi ad esserne tutelati. Per questo continueremo ad impegnarci.
E per questo chiediamo sostegno a tutti gli psicologi. In vista di quella che sembra presentarsi come una lunga traversata del deserto. Ci riferiamo alla imminente ed ulteriore proroga che gli organi rappresentativi degli ordini stanno per avere. Si tratta di una novità che riguarda tutte le professioni interessate dalI'inserimento delle lauree triennali e che consentirà all'attuale maggioranza di 'Cultura e Professione' di compiere un mandato di quattro anni e mezzo anziché di tre. In altri tempi si sarebbe gridato con facilità al golpe. Noi preferiamo parlare di forzatura istituzionale. Questo ci induce, come detto, a tenere i nervi saldi. Non è un mo-mento facile, ma noi ci siamo. La SIPAP c'è. Di questo i colleghi possono starne certi. Come del fatto che la loro iscrizione alla SIPAP renderebbe ancor più efficace la nostra azione. Lavoriamo insieme per questi due anni, progettiamo e governiamo insieme la nostra splendida professione.
*Diego Polani
Consigliere dell'Ordine del Lazio
e del Consiglio di Indirizzo SIPAP