Dalla prima pagina
Maggio 2006, fine della legislatura. I1 Presidente della Repubblica invece di sciogliere le Camere e indire le elezioni per il rinnovo del Parlamento decide, d'intesa con il Governo uscente, di prolungare di altri due anni il mandato ricevuto da deputati e senatori nel 2001. Motivo?
Essendo stata approvata una riforma della Costituzione per l'elezione diretta del Capo di Stato, serve altro tempo per aggiornare tutte le norme di concreta attuazione della nuova forma di Governo (la cosiddetta legislazione ordinaria).
Di fronte ad uno scenario del genere si griderebbe facilmente al colpo di stato. E non a torto, visto che -contrariamente a tale metodo- il testimone delle riforme si potrebbe legittimamente passare da una legislatura all'altra, come avvenne nel 1994 quando furono del all'inverso Convocate le 'elezioni anticipate dopo i referendum elettorali dell'anno precedente
Articolo
Uno scenario dunque da fantapolitica, un 'fantagolpe', per fortuna lontano dalla concreta realtà delle nostre istituzioni nazionali.
Qualcosa di simile sta invece accadendo con gli Ordini Professionali. Si va, infatti, verso una proroga dei Consigli Regionali di tutti gli Ordini interessati dalla recente riforma universitaria che ha introdotto i corsi triennali.
Non essendo ancora possibile dare rappresentanza anche a chi deciderà di aderire al nuovo ordinamento di studio, in considerazione del fatto che i primi diplomati, con laurea triennale, potranno esercitare il diritto di elettorato passivo -cioè essere eletti- non prima del 2004, si sta pensando bene di prolungare la durata del mandato istituzionale degli organi eletti dai rispettivi iscritti. In sostanza, anziché durare un numero preciso e determinato di anni si va di proroga in proroga, inizialmente si era parlato di giugno 2003 e adesso si è giunti a giugno 2004.
Sarebbe come se nella passata legislatura, essendo stata prevista in Costituzione la rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, senza però quelle norme di concreta attuazione licenziate solo dal Parlamento successivo, si fosse deciso di spostare le elezioni del maggio 2001 a qualche anno dopo. Insomma, le regole sono le regole: certe, generali ed astratte. Soprattutto quelle relative al fun-zionamento degli organi di rappresentanza democratica.
Invece noi psicologi, insieme agli altri ordini professionali interessati dalla riforma universitaria,
s a r e m o costretti a tollerare quella (che potremmo definire quanto meno una rilevante forzatura istituzionale.) La SIPAP ha i nervi ben saldi e preferisce tenere i toni bassi, soprattutto di fronte a situazioni così delicate.
Questo però non ci esime dal vigilare attentamente e dal denunciare quanto sta accadendo, affinché i nostri elettori e colleghi siano completamente informati. Conoscere per deliberare!