Articoli SIPAP NEWS n° 2/2001





E CAIFA SI STRACCIO LE VESTI

di Stefano Crispino*

II presidente dell'ENPAP, Demetrio Houlis, ha inserito all'ordine del giorno della riunione del CdA del 15 giugno u.s., una delibera che gli dà mandato di adire a vie legali nei confronti del giornale e dei consiglieri SIPAP per le affermazioni, a suo dire diffamatorie, riferite negli articoli pubblicati nel precedente numero.
La delibera che gli dà mandato di sporgere eventuale querela è stata approvata con soli tre voti, il suo e quello degli altri due consiglieri che sostengono la sua maggioranza.
Gli stessi che oggi minacciano di querelare i rappresentanti SIPAP, tre anni fa sporsero querela ai danni dell'attuale presidente dell'Ordine Nazionale degli Psicologi, a causa di affermazioni fatte da quest'ulfimo drlrante la campagna eleftorale per l'elezione degli organi dell'ENPAP.
Uno di questi consiglieri di maggioranza del CdA dell'ENPAP, il 28 maggio u.s., ha testimoniato contro di me in un'aula giudiziaria del tribunale di Roma per un'altra vicenda che risale al 1998.
"ll lupo perde il pelo ma non il vizio."
Mi riferisco a un fatto, quest'ultimo, che ha visto come protagonisti, nel ruolo di testimoni dell'accusa, tre delle passate cariche ordinistiche del Lazio - presidente, segretario e tesoriere eletti per il triennio 1994-1997 nella lista di "Cultura e Professione".
Mi si accusa di aver diffamato, nell'esercizio della mia funzione di presidente dell'Ordine degli Psicologi del Lazio nel triennio 1997-2000, un consulente dell'ordine, scelto dai tre colleghi-testimoni In sostanza avrei dato dell'imbecille al consulente. Ovviamente, se ciò fosse vero, solo chi partecipava a quella seduta avrebbe potuto riferirlo al consulente - che non era presente. Tra qualche anno sarà il tribunale a decidere se ho diffamato o meno il professionista o se qualcuno ha rilasciato falsa testimonianza. n vero motivo di tale degenerazione, risiede nelle scelte fatte da noi consiglieri della SIPAP quando, divenuti maggioranza dopo la gestione di "Cultura e Professione", decidemmo di operare una minuziosa revisione dei conti del triennio precedente. La tenuta contabile lasciava talmente a desiderare da costringere l'Ordine ad intentare una causa per risarcimento danni professionali contro il citato consulente fiscale.
Questi tre episodi, purtroppo non isolati, inducono ad una riflessione.
Mi colpisce che dei colleghi, con rilevanti responsabilità istituzionali all'interno della nostra categoria, si mostrino con tanta facilità vittime delI'aggressione altrui, ricorrendo a strumenti che con la politica non c'entrano proprio nulla. Colpire l'avversario evitando il confronto o, se necessario, anche lo scontro insomma.
Un confronto politico è duro, certo. é più facile utilizzare il braccio della legge per colpire l'avversario, molto più che argomentare le proprie tesi per smontare quelle degli avversari.
Mi torna alla mente quel passo del vangelo in cui si racconta della reazione di Caifa, sommo sacerdote del tempio di Gerusalemme, di fronte alle affermazioni di Gesù. Questi colleghi reagiscono spesso con modalità farisaiche, si "stracciano le vesti", si mostrano come vittime innocenti scandalizzate da affermazioni "blasfeme". In realtà, dietro tanto sconvolgente stupore si nasconde un obiettivo preciso: distrarre l'attenzione dal merito del confronto. Far si che "si guardi il dito e non la luna".
Per questi colleghi non è importante giungere ai processi ed alle sentenze. Quel che conta è intimidire, far capire che è meglio non disturbare il manovratore, altrimenti sono guai. E se l'avversario si lascia spaventare, il gioco è fatto. Ovviamente sempre "stracciandosi le vesti", un giorno si e l'altro pure, e gridando alto allo scandalo.
Qual'è il vero scandalo, colleghi? Manifestare liberamente il proprio pensiero e quindi anche criticare l'avversario, oppure denunciare in tribunale? Applicare "le regole della politica", o invece ricorrere continuamente alla "politica delle regole", alle leggi da codice penale? Tutto pur di impedire il confronto, anche aspro, tra opinioni diverse?
La democrazia ha le sue regole. Una di queste si chiama "politica ".
In ultimo, la delibera del CdA ipotizza di denunciare il giornale e i consiglieri SIPAP per diffamazione degli amministratori dell'ENPAP. Certe sottigliezze legali rendono possibile tutto ciò. Un presidente è, di fatto, il rappresentante legale dell'ente. Ma chi sono gli amministratori dell'ente?
I soli tre membri della maggioranza del CdA, che ha votato la delibera e che fa riferimento al presidente uscente, o anche gli altri due di minoranza che non l'hanno votata?
I tre membri SIPAP del Consiglio di Indirizzo Generale, I'organo di rappresentanza degli iscritti all'ENPAP sono anch'essi parte dell'ente offeso - considerato che quest'ultimo eroga loro le indennità di carica equiparandoli in busta paga ad amministratori - o sono da considerarsi estranei in quanto minoranza?
In pratica, il presidente e la sua maggioranza vogliono querelare a nome dell'ente i rappresentanti di quella parte di elettori che non ha votato per loro. E'questa la democrazia e sono queste le regole della politica alle quali fanno riferimento i nostri avversari?
Io sarò candidato al CdA alle prossime elezioni per il rinnovo degli organi statutari dell'Ente. Ebbene, se dovessi essere eletto avremmo, dunque, una maggioranza del CdA che a nome delI'ente di appartenenza è in causa con l'opposizione del medesimo organo per tutelarne l'immagine.
E se, per loro disgrazia e fortuna degli iscritti, I'attuale presidente e la sua maggioranza non fossero riconfermati, e se proprio la SIPAP ottenesse la maggioranza e la presidenza? Cosa dovremmo fare? Dovremmo presentarci in giudizio contro noi stessi per aver diffamato l'ente che rappresentiamo? Anche se gli elettori hanno compreso e condiviso le nostre posizioni e per questo ci hanno premiato con il loro voto?
Su via colleghi, smettiamola con le sciocchezze e cerchiamo di non cadere nel ridicolo!
Se i membri dell'attuale maggioranza, Houlis, Azzolini e Rossini vorranno percorrere proprio questa ridicola strada, consiglio loro di pagare da soli le spese legali, con i propri soldi e non quelli dell'ENPAP, che appartengono anche a quelle stesse persone che vogliono querelare e a quelle centinaia di iscritti che li hanno eletti. I tre consiglieri di maggioranza percepiscono dall'ente previdenziale complessivamente circa 200 milioni di indennità di carica. Nella causa citata all'inizio delI'editoriale ogni spesa legale me la sono pagata da me, anche se coinvolto in fatti che riguardavano l'esercizio delle mie funzioni istituzionali, e percependo soli 13 milioni lordi all'anno di indennità. 13 milioni non 200.
In presidente Houlis, sul nostro giornale, afferma che "la polemica sull'acquisto della sede è la classica bolla di sapone", in quanto "al problema ha risposto adeguatamente lo stesso Collegio sindacale".
Ebbene, il Collegio sindacale, prima afferma che la delibera del CdA è legittima in quanto l'importo impegnato per I'acquisto rientra nella previsione del CiG (7 miliardi e mezo) - con esclusione delle spese di ristrutturazione (quasi due miliardi)-, poi afferma che la deliberazione sul bilancio preventivo del 2001 approvata dal CiG è legittima in quanto è nel suo potere di operare un'integrazione dei criteri di investimento (elevando così la quota di investimento immobiliare da 7miliardi e mezo a 9 miliardi e mezo). Se il CiG, tramite l'approvazione del bilancio di previsione 2001, capitalizzando le spese dell'immobile ha integrato in questo modo i criteri d'investimento, vuol dire che la spesa d'acquisto dell'immobile deliberata dal CdA comprendeva contabilmente anch'essa le spese di ristrutturazione o, al contrario, che la delibera del CiG non è corretta. Non vorrà mica dirci, il presidente, che ha comprato un immobile di sette miliardi e mezo senza sapere che erano necessarie opere di ristrutturazione per circa altri due miliardi? So bene che non è così, visto che erano obbligatorie almeno due perizie tecniche prima di deliberare l'acquisto.
E ancora, in allegato al verbale del parere del Collegio sindacale vi è una nota scritta del Sindaco Rag. Antonio Ciriani, I'unico esperto in aspettifiscali, che si conclude "suggerendo di riproporre all'analisi del CiG in qualità di organo di indirizzo rispetto agli investimenti delI'ente, I'operazione nel suo complesso onde permettere l'opportuno chiarimento tra gli organi dell'Ente funzionale alla migliore trasparenza e corretteza di gestione. "
Noi Consiglieri della SIPAP lo abbiamo fatto. Abbiamo chiesto al Coordinatore Rossi di mettere all'OdG della riunione del CiG del 16/06/01 la discussione sul parere del Collegio sindacale. Ebbene, quale meraviglia quando il Coordinatore Rossi ha praticamente reso impossibile il dibattito affermando che questo argomento interessava solo i tre Consiglieri della SIPAP ed argomentando che non si poteva parlare della nota del Sindaco Ciriani in quanto era sconosciuta a tutti gli altri Consiglieri. Sconosciuta? Caro Presidente, ha capito bene, sconosciuta! E noi - come ha affermato nella Sua lettera - saremmo quei "consiglieri autori della richiesta di verifica le cui affermazioni scaturiscono da una scarsa conoscenza degli atti formali delI'Ente ? "
Sugli investimenti abbiamo concesso al presidente Houlis ben 9.000 battute di replica e non ha saputo dare una sola giustificazione alla Sua deludente gestione. Neanche una riga di commento. E dire che di cifre ne abbiamo tirato fuori parecchie in questi due numeri del giornale. E Lei? Niente! Nemmeno una.
Che peccato signor Presidente, ha sprecato un'occasione d'oro perfar capire ai nostri lettori, con i soldi della SIPAP, come ci siamo sbagliati sui conti dell'ENPAP. Su come siamo stati accecati dal pregiudizio ed abbiamo letto male i bilanci consuntivi. Avrebbe meglio potuto indicarci - come afferma sempre nella Sua lettera - dove trovare quel "raddoppio del patrimonio in tre anni" che l'ENPAP avrebbe realizzato. A cosa si riferisce, ai versamenti soggettivi degli psicologi oppure agli avanzi di gestione del contributo integrativo utilizzato per garantire le rivalutazioni? Avrebbe potuto spiegarlo ai nostri lettori con parole semplici, facendo loro capire come mai, dalla fondazione ad oggi, abbiamo avuto ben più di 12 miliardi di mancati rendimenti rispetto al minimo dovuto. Se ci avesse invitato a farlo sul notiziario delI'ENPAP noi lo avremmo fatto volentieri, ma Lei se n'è guardato bene. Nonostante quel notiziario sia pagato anche con i nostri versamenti e quelli dei nostri elettori. é per questo che circa un anno fa è stata rifiutata la mia richiesta di far parte del comitato di redazione del notiziario?
Quanto al rispetto delle regole chiediamo: come mai il Coordinatore Rossi, con una curiosa interpretazione del regolamento interno, si rifiuta sistematicamente di allegare ai verbali del CiG qualunque documento presentato dai Consiglieri SIPAP?
E' vero o no che in questo modo nessuno dei documenti presentati da questi ultimi giunge alla Corte dei Conti, dove vi è un magistrato competente a cui vengono automaticamente mandate le documentazioni del Consiglio?
Le "regole della politica", caro Presidente, sono le "regole della democrazia", mentre la "politica delle regole", a volte, diventa lo "strumento dell'autoritarismo" e della limitazione della libertà e della trasparenza. Nomina sunt consequentia rerum.
Le regole non sono tutto e da sole sono insufficienti a garantire la democrazia e il bene comune. Esse, di per sè e in assoluto, non sono nè buone nè cattive, infatti esistono anche nelle peggiori dittature, la loro bontà e il loro fne dipendono dall'obiettivo che l'uomo si prefigge di raggiungere ed è necessario che esse siano riconosciute come strumenti per I'espletamento di una missione che abbia al centro del proprio interesse il bene collettivo.
Nell'ltalia delle centinaia di migliaia di leggi confuse e contraddittorie tra loro, le regole, molto spesso, 0 sono f ne a se stesse 0 diventano addirittura terreno di coltura di quelfenomeno che Gard Lerner ha definito "furbizia sociale diffusa", uno strumento orientato a trovare nelle pieghe di leggi e regolamenti la possibilità di perseguire interessi personali che nulla hanno a che fare con il bene collettivo.
In qualità di presidente della SIPAP e di consigliere del CiG dell'ENPAP farà quanto è in mio potere affnchè le disposizioni regolamentari, che ho fortemente voluto, vengano rispettate, sia per quanto riguarda gli aspetti formali sia per quanto concerne la loro ratio sostanziale.
Soprattutto, non verrà mai meno al mio impegno di fornire agli iscritti all'ENPAP qualunque notizia 0 informazione utile a permettere loro una partecipazione consapevole alla vita del proprio ente di previdenza. Per questo, a nome della SIPAP, ho chiesto loro il mandato nel 1998 e per lo stesso motivo lo richiederà tra poche settimane.
Senza ripensamenti, tentennamenti o cedimenti. Intimidazioni o meno.

*Stefano Crispino
Presidente della SIPAP