di Demetrio Houlis
Roma, 14 giugno 2001 Spett.le Direttore,
negli articoli a firma di Alessio Falconio, Stefano Crispino e Antonino Marù, pubblicati a pag. 1, 2, 3 e 4 sul giornale della SIPAP n. 1 gennaio - febbraio 2001, insieme a considerazioni critiche, e quindi accettabili anche se in aspra polemica, sulla mia persona e sulla mia attività di Presidente dell'ENPAP; vi sono però affermazioni insinuanti e lesive della mia dignità, in quanto contrarie a verità, rese ancor più "efficaci" dall'essere disarticolate in diversi, ma contestuali articoli.
Richiedo formalmente la pubblicazione integrale del seguente articolo che, per le parti lesive della mia dignità, vale anche come richiesta di rettifica agli articoli sopra menzionati ai sensi e per gli effetti dell'art. 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.
Ho letto con sconcerto gli articoli riguardanti l'ENPAP comparsi sul giornale della Sipap, non tanto per I'impostazione in sè fortemente critica, quanto piuttosto per gli argomenti e i toni usati che sollevano infondate polemiche e non ci consentono di focalizzare l'attenzione su importanti argomenti relativi al nostro Ente di previdenza quali, solo per citarne alcuni a titolo di esempio: la totalizzazione dei periodi contributivi in più enti di previdenza, i meccanismi di calcolo delle pensioni con il metodo contributivo, la previdenza complementare, il monitoraggio degli investimenti, le forme di assistenza volontaria a favore degli iscritti.
Mi trovo invece costretto a replicare a polemiche fuorvianti per ottemperare alle finalità di corretta informazione cui i colleghi hanno certamente diritto. Ma andiamo per ordine.
La polemica sull'acquisto della sede, annunciata da un titolo a caratteri cubitali e supportata da una richiesta di verifiche al Collegio sindacale, è la classica bolla di sapone.
Al problema ha risposto adeguatamente lo stesso Collegio sindacale che:
- ribadisce la piena legittimità della delibera di acquisto della sede;
- ricorda che i Ministeri vigilanti avevano già espresso il loro parere favorevole in merito;
- fa rilevare, infine, che alcune affermazioni dei consiglieri autori della richiesta di verifica scaturiscono da una scarsa conoscenza degli atti formali dell'Ente (atti, peraltro, di emanazione dello stesso Consiglio di indirizzo di cui essi fanno parte).
Dal canto nostro, ci rammarichiamo che gli anni di frequentazione delle sedi statutarie e organizzative dell'ENPAP non abbiano consentito ai suddetti colleghi la dovuta conoscenza della struttura giuridico-gestionale dell'Ente. Probabilmente, il pregiudizio che ha fatto da ostacolo a questo apprendimento è quello stesso che è implicito in un altro tema.
La presunta mancanza di democrazia.
Per motivare tale affermazione, si parte dalla bozza di Statuto elaborata dalla Commissione del Consiglio Nazionale dell'Ordine, presieduta anni addietro da chi scrive.
A parte innanzitutto che uno Statuto del tutto simile al nostro è stato adottato dagli altri enti previdenziali sorti ai sensi del decreto legislativo n. 103/96, e che quindi la sua struttura, redatta anche grazie al fondamentale contributo del prof. Pasquale Sandalli, non è proprio da gettare via, si continua a dimenticare un dato istituzionale fondamentale.
L'ENPAP, secondo la previsione del decreto legislativo n. 103/96, è una fondazione, e nelle fondazioni spetterebbe al soggetto fondatore, che nel nostro caso è stato il Consiglio Nazionale delI'Ordine degli Psicologi, il compito di individuare gli amministratori.
La proposta della bozza iniziale, correttamente, attenuava in modo decisivo questa previsione rendendola, di fatto, una semplice attività formale in cui il Consiglio Nazionale stesso ratificava le scelte degli iscritti, mantenendo tuttavia quel legame organico tra Ordine ed Ente di previdenza che in ogni caso pensiamo debba essere presente per il bene della professione.
Tuttavia questo principio, che i Ministeri avevano definito nel momento in cui avevano redatto il testo del decreto, venne modificato da loro stessi, allorchè introdussero quegli elementi di frattura tra fondatore e soggetto fondato che sono presenti nel testo attuale e che rendono i legami molto più deboli.
Forse la scelta attuale è la migliore, ma questi sono stati e sono i termini del dibattito. Immaginarne altri è una libera interpretazione affidata alla responsabilità di chi l'ha sviluppata.
Si porta poi, sempre a proposito di presunta mancanza di democrazia, I'esempio del ruolo e delle funzioni del Consiglio di indirizzo generale contrapponendolo, in modo artificioso, al Consiglio di amministrazione e in tal senso si continua a definire, dopo ripetuti chiarimenti sulla materia, il Consiglio di indirizzo generale "organismo di indirizzo e controllo".
Per l'ennesima volta vale la pena di sottolineare che se infatti gli indirizzi generali sono ovviamente propri di tale Consiglio, in termini di: obiettivi generali della previdenza, forme assistenziali volontarie da attivare, criteri generali di investimento, ecc., le attività di controllo sono proprie, nel nostro come in tutti gli altri enti, del Collegio sindacale e la vigilanza è, infine, attribuita ai Ministeri del Lavoro e del Tesoro.
Il Consiglio di indirizzo generale dà quindi le linee guida di prospettiva che spetta al Consiglio di Amministazione realizzare attraverso la gestione dell'Ente. Entrambi questi due organi sono espressione degli iscritti, che provvedono a eleggerli direttamente.
Non è quindi dalla conflittualità preconcetta, ma auraverso la sostanziale collaborazione e armonia di intenti di questi due Consigli che può derivare l'effficienza dell'Ente.
Non ritengo di dover soffermarmi a commentare, in questa sede, il riferimento a una "maggioranza" e a una "minoranza" -quella con cui ovviamente si identifica la posizione del giornale- se non per ribadire l'importanza, comunque, di un atteggiamento di costruttiva collaborazione tra tutti coloro che operano all'interno degli Organi statutari del nostro Ente.
In tal senso viene evidenziato dal Vostro giornale che proprio a esponenti della minoranza è stato affidato ai rispettivi Consigli il compito di predisporre le bozze del Regolamento interno del Consiglio di indirizzo, del Regolamento interno del Consiglio di amministrazione e del Regolamento amministrativo-contabile.
Ma allora, è proprio così oppressiva e antidemocratica una maggioranza che affida alla minoranza il compito di delineare il sistema di regole comuni?
Mi piace poi ricordare che due dei consiglieri che attualmente danno vita alle polemiche, avevano democraticamente ricevuto l'incarico di far parte del gruppo di lavoro, formato in totale da quattro colleghi, che ha dedicato molta attenzione all'elaborazione del piano di investimenti, sul quale è opportuno spendere qualche altra parola, poichè anche sotto questo aspetto pervengono delle critiche.
Gli investimenti e i tempi necessari per l'allocazione delle risorse.
E' questo un argomento di grandissima importanza di cui si è dibattuto e si dibatte non solo nell'ENPAP, ma in tutto il mondo previdenziale. L'ENPAP, con lungimiranza, aveva previsto nel proprio Statuto di potersi dotare di strumenti normativi che gli consentissero di muoversi nei mercatifinanziari con la necessaria competenza e che questa potesse essere ottenuta attraverso I'ausilio di qualificati gestori professionali.
Il Consiglio di indirizzo generale e il Consiglio di amministrazione si sono dedicati, ognuno per la propria parte, a questa importante e delicata attività ponendo l'ENPAP all'avanguardia su tali argomenti tra gli enti previdenziali.
Il Consiglio di indirizzo ha definito i criteri generali di investimento grazie anche al lavoro istruttorio dell'apposito gruppo di lavoro che ha consentito di individuare l'asset allocation del patrimonio mobiliare e un sistema di parametri e regole che vengono attualmente utilizzati.
La deliberazione di questo documento è stata tuttavia il primo passaggio di una serie di atti formali successivi stabiliti dallo Statuto e dalle leggi dello Stato, quali: a) il vaglio della deliberazione da parte dei Ministeri vigilanti; b) la redazione da parte del Consiglio di amministrazione del Regolamento per la gestione estema del patrimonio; c) I'acquisizione del parere su tale Regolamento da parte del Consiglio di indirizzo; d) I'approvazione definitiva del Regolamento da parte del Consiglio di amministrazione; e) I'approvazione dei Ministeri vigilanti; f) la gara e la selezione degli operatori professionali cui affidare la gestione del nostro patrimonio.
Tutti questi passaggi di forte contenuto sostanziale, oltrechè formale, sono stati realizzati nelI'arco di circa otto mesi e, considerando che hanno coinvolto anche istituzioni a noi esterne, non si può certo dire che questo lasso di tempo sia stato lungo, semmai si può affermare il contrario.
L'avvio, con il gennaio 2000, della gestione esterna del patrimonio ha rappresentato quindi un importante obiettivo raggiunto.
L'accusa di scarsa tempestività ed effcienza mossa dal Vostro periodico appare quindi francamente immonvata. Quanto all'opinione secondo cui si sarebbero potuti saltare alcuni passaggi, essa contraddice un principio fondamentale di correttezza democratica: alle regole bisogna pensare molto, ma una volta che esse siano state stabilite debbono essere applicate.
Nell'interesse di tutti, auspichiamo che la discussione su questi aspetti si mantenga su livelli di serietà e pertinenza, senza venire contaminata da istanze volte a screditare strumentalmente l'altrui operato.
Tale è, per esempio, la sconcertante frase secondo cui il Presidente dell'ENPAP "propose di affõdare, senza alcuna gara, la gestione di tutto il patrimonio ENPAP a un solo gestore finanziario (!), lo stesso scelto ai tempi della gestione pro-tempore".
L'affermazione, falsa, risulta particolarmente grave poichè, con intento diffamatorio, induce il lettore ad interrogarsi sulla correttezza dell'operato degli amministratori.
Che altri concepisca la possibilità di violare così radicalmente i valori dell'onestà e della correttezza, non dev'essere motivo di tolleranza per noi, che li consideriamo assoluti Pertanto, questo aspetto trascende i limiti di una sia pur aspra polemica ed i lettori sono avvertiti che si tratta di affermazioni assolutamente infondate e gratuite, che sono tutt'ora oggetto di attenta valutazione sotto ogni profilo.
La crifica deve sempre essere accolta allorché porta contributi al dibattito, mostrando errori e presentando proposte costruttive. La polemica distruttiva, basata su argomenti capziosi, risponde a finalità dalle quali voglio fermamente dissociarmi, nella forma e nel tono.
I toni elevati del Vostro giornale tra l'altro affermano anche che sono "beati gli avvocati perché in un quinquennio hanno raddoppiato il patrimonio". Con toni più pacati, ma fermi, voglio far presente che, pur trattandosi di enti con metodi di calcolo delle prestazioni diversi, se si volessero rendere confrontabili le risultanze di bilancio si potrebbe affermare che I'ENPAP il raddoppio del proprio patrimonio lo ha raggiunto in tre anni; ci rammarichiamo che un periodico a cui partecipano consiglieri, rappresentanti degli iscritti, non abbia prestato attenzione a questo aspetto.
Consapevoli della grande responsabilità che grava sulle nostre spalle, con impegno stiamo cercando di costruire un'istituzione che ci rappresenti come Psicologi Italiani e ci aiuti a guardare al nostro lavoro e al nostro futuro di anziani con minori preoccupazioni. La strada è nuova in assoluto, complessa, e il nostro percorso deve, in termini categorici, essere costantemente migliorato.
Ma abbiamo bisogno di serietà, competenza, maturità, e di sviluppare un'attitudine costruttiva. Non facciamo prevalere istanze distruttive, che spesso hanno creato gravi difficoltà alla nostra comunità professionale, ma impegnamoci a lavorare con onestà, ragione, senso pratico e passione nelle cose in cui crediamo.
*Demetrio Honlis
Presidente dell'ENPAP