Articoli SIPAP NEWS n° 3/2001





Intervista a Dazzi e Avallone, presidi delle due Facoltà di Psicologia di Roma
UNIVERSITA': L'ANNO DELLE RIFORME
Nasce una nuova Facoltà di Psicologia a Roma

di Alessio Falconio

L'anno accademico 2001-2002 si annuncia come un momento di grandi cambiamenti per l'università italiana. Ci riferiamo all'entrata in vigore della riforma Zecchino (dal nome dell'omonimo ex Ministro) e alla nascita della nuova Facoltà di Psicologia all'Università 'La Sapienza' di Roma. Il Professor Dazziè il Preside della prima Facoltà di Psicologia di Roma, quella per intenderci già esistente. Il Professor Francesco Avallone è invece il Preside della nuova facoltà. Con loro abbiamo parlato di queste importanti novità, provando a capirne luci e ombre.
"In generale -dice il Professor Dazzi sulla riforma Zecchino- credo che non ci si possa ancora esprimere in modo definitivo. Il nostro principale problema è quello dell'alto numero di studenti fuori corso, per cui l'intenzione di abbreviare i tempi e di dare uno sbocco prima di quello quinquennale appare senza dubbio meritoria. Bisogna vedere però che tipo di compromesso saremo in grado di realizzare tru le conoscenze istituzionali che comunque avremmo dato, e quelle professionali che i nuovi laureati dovrebbero saper utilizzare dopo il triennio. Una cosa c omunque è certa -dice ancora Dazzi- il percorso clinico deve rimanere quinquennale, senza l'interruzione per la laurea ai tre anni, e in tal senso ci impegneremo. Chi ha conseguito la laurea dopo tre anni non può fare lo psicologo clinico. Il percorso non può essere inferiore ai 5 anni. Chi esce dall'università dopo tre anni farà pure qualcosa che potrà riguardare l'ambito clinico, ma non potrà certo dirsi psicologo clinico. Sarà ad un livello inferiore."
Meno dubbi sulla riforma Zecchino sembra avere il Professor Avallone "Si tratta di una grande opportunità per la società civile -dice il Preside della nuova facoltà di Psicologia-, per gli studenti e per l'università. La riforma tende a responsabilizzare le singole università. Diversamente dal passato ora ogni ateneo potrà definire i propri percorsi formativi. Questo è il primo grande vantaggio. Cioé corsi di laurea flessibili, adeguati alle esigenze della società. La riforma però prevede anche una grande opportunità, i masters post-laurea. Questi possono cioè riguardare anche coloro che sono già inseriti nel mondo del lavoro e rappresentano una concreta possibilità di rendere flessibili i corsi formativi. Faccio un esempio. Lo studente che inizierà a lavorare dopo aver conseguito la laurea triennale, potrà in seguito riprendere gli studi per poter conseguire la specializzazione e, una volta nel mondo del lavoro, partecipare ad un master. Ripeto, si tratta di una grande opportunità. Certo, molto dipenderà da come le singole università sapranno sfuttarla. L'università, pur non dipendendo nelle scelte dei percorsi formativi dalla richiesta proveniente dall'esterno, non sarà però completamente estranea alle esigenze di nuova formazione provenienti dalla società. In ogni caso poi ci sarà la possibilità di correggere eventuali errori, grazie alla verifica prevista dopo un periodo di tre anni. Insomma do un giudizio favorevole, é una scommessa sull'università."
Dazzi invece boccia l'ipotesi, contenuta nella riforma Zacchino, che chi consegue la laurea dopo i tre anni venga chiamato psicologo junior. "E' una soluzione non accettabile -dice il Professor Dazzi- contro cui credo l'Ordine nazionale farà ricorso. Non si può mantenere una dizione di questo genere. Anche perché ho l'impressione che qualunque clientela degna di questo nome non distingue tra janior e non janior. Si prende lo psicologo punto e basta. Un altro dei punti su cui occorre fare chiarezza -aggiunge- riguarda l'accesso alle scuole di specializzazione pubbliche e private. Se cioé si arriverà dopo il biennio di specializzazione ulteriore oppure anche dopo il solo triennio. Io vedrei molto pericolosa -dice Dazzi- I'ipotesi che un tecnico con limitatissima competenza clinica possa uscire psicoterapeuta da una qualunque scuola. Su questo non vedo sconti da fare". Dopo 5 anni di università, quattro anni di scuola sono tanti. "Certo -conviene Dazzi-, si potrebbero però rivedere le modalità del tirocinio e l'entrata nell'albo degli psicologi, che è poi la premessa per la domanda di ammissione alla scuola. Il tirocinio si potrebbe fare in gran parte durante gli studi, in modo da guadagnare tempo. In questo senso vedo la possibilità di abbreviare i tempi, ma non certo nell'accesso diretto alla scuola di .specializzazione dopo i tre anni di laurea."
Con la riforma Zecchino viene introdotto il sistema dei crediti formativi. Al posto del voto e del numero di esami sostenuti ci sarà una somrna finale di punti acquisiti.
"Le lauree triennali -ci spiega il Professor Avallone- prevedono che lo studente faccia un certo percorso. Per completare i primi tre anni serviranno 180 crediti, 60 per anno. Ci sarà ovviamente un accertamento al termine di ogni corso, vale a dire un esame. Però i crediti si acquisiscono anche in altri modi. Per esempio con la frequenza nei laboratori, con il tirocinio, che sarà diverso da quello attuale. Seguendo corsi di informatica. Il totale deve comunque essere pari a 180. Così come lo studente poteva selezionare gli esami da sostenere -spiega ancora Avallone-, ora alcuni crediti saranno rimessi alla sua scelta. I crediti includono sia il tempo della didattica che dello studio individuale. Un credito equivale a 25 ore di lezione. Un corso di duecento ore comporta cioé l'acquisizione di 8 crediti."
Un aspetto molto importante è quello relativo alla fase transitoria, a chi insomma è già iscritto all'università. "Chi attualmente si trova quasi alla fine del percorso universitario -dice Avallone-, avendo all'attivo per esempio 18 esami, non ha certo particolare convenienza nel transitare nei corsi triennali. A chi però non ha più voglia di terminare l'università e magari ha sostenuto un numero di esami tale da poter conseguire una laurea triennale, la nuova disciplina offre la possibilità di non sprecare il lavoro fatto. Sotto questo aspetto la riforma è volta soprattutto a far si che lo studente non perda ciò che comunque ha realizzato. E' ovvio però che la nuova strutturazione dei corsi di laurea favorisce soprattutto i nuovi iscritti, o comunque gli studenti dei primi anni. Per la fase di transiziorre -dice ancora il Preside della nuova facoltà di Psicologia- ogni facoltà si doterà di proprie tabelle di conversione per la valutazione in crediti degli esami sostenuti. "
E veniamo all'altra importante novità. A Roma gli studenti che si iscriveranno all'Università 'La Sapienza' potranno scegliere tra due diverse facoltà di Psicologia. "L'Università di Roma -dice il Professor Avallone, Preside della nuova facoltà- da quest'anno avrà 7 corsi di lauree triennali. Mentre dalI'anno prossimo, al massimo dal 2003, avremo anche un certo numero di lauree specialistiche. La vecchia facoltà manterrà quattro corsi, che sono: Analisi dei processi cognitivi normali e patologici; Sviluppo e salute in età evolutiva; Valutazione e consulenza clinica; Intervento clinico per la persona, il gruppo e le istituzioni. Tre saranno invece i corsi' della nuova facoltà -ci dice Avallone- Scienze e tecniche psicologiche dello sviluppo e dell'educazione; Scienze e tecniche psicologico-sociali, della comunicazione e del marketing; Scienze e tecniche psicologico-sociali di analisi e di intervento nel lavoro, nelle organizzazioni e nelle istituzioni. "
"Manteniamo 4 corsi, come 4 sono gli indirizzi che abbiamo attualmente -afferma Dazzi, Preside della prima facoltà-, con la sola differenza che abbiamo perso l'indirizzo sociale. La seconda facoltà si specializza cioé di più sul versante delle connessioni della psicologia col mondo delle organizzazioni, del lavoro, con la società e con la scuola. Questa è la caratteristica. Non abbiamo duplicato la facoltà già esistente, non sono identiche, hanno due vocazioni diverse. La prima, è più sperimentale, psicabiologica e clinica. L'altra è invece più imperniata sul settore sociale ed evolutivo. n fatto che alla prima sia rimasta anche un parte evolutiva non ci permette di dire che sono completamente diverse. Ma diciamo che quella da me presieduta -conclude Dazziresta una facoltà come era prima, con l'ambizione di essere una facoltà di psicologia tout court. Mentre l'altra si specifica essenzialmente sul lavoro, I'organizzazione, il sociale, I'evolutivo e la scuola. Senza cioé né la parte clinica né quella psicobiologica.
Infine, un ultimo commento sulla commissione ministeriale per il riconoscimento delle scuole private di specializzazione in psicoterapia. Questa commissione è presieduta dal Prof. Dazzi che ne illustra così l'attività: "Questa commissione ministeriale permanente -dicevaglia le richieste di istituzione di scuole di specializzazione private in psicoterapia. All'inizio degli anni '90 ne è stata istituita una prima, volta allo studio del problema, poi trasformatasi in parte in una commissione di vaglio per le richieste di istituzione. Ad un certo punto l'attività è stata interrotta per circa 5 anni, durante i quali non c'è stata più nessun riconoscimento. L'attività è ripresa nel 1999 con la istituzione di questa seconda commissione da me presieduta. "
ln realtà la storia del riconoscimento delle scuole private di specializzazione in psicoterapia è stata molto travagliata. La SIPAP in questi ultimi sei anni ha molto lottato per ripristinare un'ampia concorrenza di mercato, senza rinunciare al principio di qualità della formazione e di garanzia per i diritti degli allievi e dei loro futuri clienti. Anche grazie a questa battaglia e al lavoro puntuale e serio dell'attuale c ommissione ministeriale, oggi esistono circa 100 scuole riconosciute in tutta Italia. Bisogna dare atto al prof. Dazzi, che presiede detta commissione, dell'impegnativo sforzo fatto da quest'ultima al servizio della psicoterapia italiana.

*Alessio Falconio
Responsabile della redazione di SIPAP News