Cui Prodest?

 

di Stefano Crispino*

 

Ai versi 500-501 del dramma di Seneca la protagonista Medea afferma: “cui prodest scelus, is fecit”, cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”.

Il concetto espresso da Medea è alla base di ogni ricerca investigativa: la scoperta di un possibile movente favorisce anche la scoperta del colpevole, o comunque limita il numero dei sospettati.

Ma anche nella vita di ogni giorno, domandarsi sempre “cui prodest? - altrimenti reso con “Cui bono?”, “a chi giova” - aiuta a rintracciare i fini ultimi e i reali interessi al di là degli alti ideali che sembrano proporsi e garantire.

Allora, in tempi di strilli allarmistici, campane stonate e tromboni fuori tempo c’è da domandarsi a chi giova questo modo di condurre una lunga e difficile campagna elettorale per il rinnovo degli organi dell’Enpap, per di più in un momento così drammatico dal punto di vista economico-finanziario per tutto il mondo e, quindi, anche per la nostra “povera” categoria?

I risultati raggiunti in soli 24 mesi alla guida dell’Enpap, di cui 18 mesi passati nel bel mezzo di uno tsunami finanziario sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo raggiunto gran parte degli obiettivi che ci eravamo prefissati e abbiamo posto le basi per una vera guida dell’Ente di previdenza degli psicologi.

Ora di fronte ai risultati ottenuti, a pochi mesi dal rinnovo degli organi dell’ente si apre un fuoco incrociato (Aupi, Cultura e Professione, Movimente, Altra Psicologia e altri abitanti del caravan serraglio) sulla Sipap e sui liberi professionisti che hanno collaborato a raggiungere quei risultati.

Le modalità sono sotto gli occhi di tutti. C’è chi pubblica una rivista dal titolo “Psycho-logos”, che appare più come uno “psycho-sproloquios”, una vera e propria insalata di parole in cui “si danno realmente i numeri” (nella stessa rivista a dicembre si parlava di 30 milioni di perdite alla data del 31-12-2008 e adesso sono già 60 milioni: come può lievitare di giorno in giorno un bilancio già chiuso?), affermazioni del tutto inventate che non corrispondono ad alcun reale fatto o documentazione esistente.

Altri che sparano newsletter urlando “Azzerate le pensioni degli psicologi”, false informazioni anche queste di chi non sa nemmeno leggere i bilanci pubblicati sul sito dell’Enpap.

E ancora, chi paventa strane occultazioni di indicibili verità sulla reale situazione finanziaria dell’ente senza rendersi conto che l’Enpap ha venduto l’85% del proprio patrimonio per metterlo in sicurezza acquistando titoli di Stato e, quindi, è automaticamente obbligata ad inserire nel bilancio 2008 tutte le minusvalenze (leggi perdite) realizzate al 31 dicembre del 2008. Insomma, tanta dis-informazione e tanto rumore per nulla. O forse no!

Forse, a domandarsi “Cui bono?”, a vantaggio di chi, si riesce a capire. Alle prossime elezioni Enpap, per la prima volta sarà possibile che governino i liberi professionisti, non dico esclusivamente ma soprattutto, a grande maggioranza, i liberi professionisti, proprio coloro a cui appartiene il 99% del patrimonio dell’ente. È evidente che a qualcuno, abituato con poche migliaia di iscritti pubblici dipendenti a governare gli Ordini regionali e Provinciali a cui sono iscritti decine di migliaia di liberi professionisti, non piace che alla cassa di previdenza governino coloro che i soldi ce li mettono davvero.

Eppure è così. La Sipap ha colto finalmente uno spiraglio e ci si è infilata dentro con tutta la motivazione e l’esperienza che deriva da più di 10 anni di opposizione costruttiva all’interno della categoria. Dieci anni durante i quali ha imparato dai propri errori ma, soprattutto, dagli errori di chi ha governato dal 1993 negli ordini e dal 1998 nell’Enpap.

E chi, più dell’Aupi vanta oggi un curriculum di governo così lungo e disastroso?

Il segretario generale dell’Aupi, Mario Sellini, propone oggi una lista denominata “Costruire la Previdenza” affermando che “Un po’ ci vergognamo a parlare di soldi, ma questi 60 milioni sono LE NOSTRE PENSIONI, che una gestione fallimentare ha messo a rischio”.

“Le nostre pensioni?”. Il segretario generale del sindacato dei pubblici dipendenti, non iscritto all’Enpap come la quasi totalità dei suoi iscritti, parla dei soldi dei liberi professionisti dichiarando che sono “Le nostre pensioni”.

E si, il caro collega Sellini, dovrebbe vergognarsi e non solo un po’, visto che parla con arroganza e malafede delle “nostre pensioni” e non della sua, che si trova nella cassa dei pubblici dipendenti della sanità. Ma su quei soldi lo stato non gli permette davvero di allungare le mani, ecco perché vuole a tutti i costi mettere le mani sulle “nostre pensioni”.

In questo voto si gioca l’ultima possibilità di impedire che poche migliaia di colleghi pubblici dipendenti della sanità s’impossessino anche dell’ente di previdenza dei liberi professionisti, visto che sin dalla loro fondazione hanno gestito senza alcun risultato per la categoria gli ordini territoriali e l’ordine nazionale degli psicologi.

Se questa partita dovesse perdersi nulla rimarrebbe in mano al 95% dei liberi professionisti, né ordini né previdenza, che sarebbero governati e dipenderebbero completamente da quel 5% di iscritti al sindacato, militarizzati ed incapaci di comprendere i problemi di chi il lavoro deve andarselo a cercare giorno per giorno sul terreno della quotidiana fatica.

A voi, Colleghi Liberi Professionisti, decidere da che parte stare. A me non sembra proprio una scelta difficile.

 

*Stefano Crispino

Presidente SIPAP Nazionale

Consigliere CdA Enpap