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IL DILEMMA ESISTENZIALE DELL’ON. CANCRINI TRA PSICHIATRI E PSICOLOGI.
L’on. Luigi Cancrini, dopo aver presentato una proposta di legge sull’accesso alla psicoterapia convenzionata che dichiarava legittima l’attività di psicodiagnosi da parte degli psicologi, in data 18 dicembre ha riformulato un suo emendamento (2.31) affermando, in sintesi, che l’attività di diagnosi può essere svolta solo da psichiatri e neuropsichiatri. Si è in questo modo allineato con deputati quali Di Virgilio, Conti ed altri, i quali, fin dall’inizio dell’esame della PdL, avevano attaccato questo principio e insistito per apporre modifiche al testo di legge che ratificassero la superiorità della professionalità medica su quella psicologica. Invitiamo l’on. Cancrini a riconsiderare la sua posizione per continuare a perseguire gli importantissimi obiettivi che si era posto al momento della consegna della proposta di legge all’esame della Commissione Affari Sociali. Oggi il raggiungimento del proposito di ridurre la spesa pubblica riducendo il numero di ricoveri ospedalieri e l’acquisto dei costosi psicofarmaci, sembra essere molto lontano in considerazione del fatto che gli emendamenti approvati dallo stesso Cancrini consegnano il potere decisionale ai medici (di base e specializzati) i quali hanno tutto l’interesse a favorire il ricorso a ricoveri o a trattamenti farmacologici. I medici per professione hanno contatti con colleghi che operano in strutture ospedaliere, poliambulatori specialistici o rappresentanti di case farmaceutiche che costituiscono la fitta rete di interessi economici che necessariamente influenzano le scelte in fase di processo diagnostico. Il cambio repentino di posizione da parte dell’on. Cancrini circa la professione degli psicologi ci sorprende, alla luce della sua storia di collaborazione con gli psicologi per impedire e bloccare manovre analoghe svolte attorno al Disegno di Legge dell’on. De Luca, nel 2000. Allora l’on. Cancrini prese parte al gruppo di lavoro che si attivò per inserire nel suddetto testo di legge interventi a tutela della professione psicologica. Detta proposta di legge è stata riproposta, tale e quale, in questa legislatura dallo stesso Cancrini come testo base sul quale costruire insieme ai colleghi della commissione XII la PdL sull’accesso alla psicoterapia. In tale testo si leggeva che accreditati a svolgere le attività di diagnosi e psicoterapia erano sia gli psicologi che gli psichiatri senza preclusioni. Tale testo è ancora oggi visionabile sul sito ufficiale dell’On. Cancrini dove esponeva, prima delle recenti elezioni, il suo programma. Un programma grazie al quale si è costruito consenso proprio fra gli psicologi i quali hanno svolto una grande attività di sostegno alla sua campagna elettorale, permettendone l’elezione. Oggi l’On. Cancrini sta clamorosamente venendo meno agli impegni presi verso gli psicologi che lo hanno sostenuto in buona fede affidandogli la rappresentanza in sede parlamentare delle istanze proprie della psicologia e della professione psicologica. Sta colludendo con una politica che vuole affermare l’egemonia della classe medica sui servizi di salute mentale, i quali resteranno condizionati da una cultura in cui la terapia avrà sempre la precedenza sulla prevenzione e la rigida applicazione di protocolli standardizzati sarà preminente sulla terapia centrata sulla persona. Eppure prevenzione e terapia centrata sulla persona sono i principi ispiratori dell’attività professionale dell’on. Cancrini, principi con i quali egli stesso sta venendo a patti. Per tutte le ragioni fin qui esposte chiediamo all’on. Cancrini di rispettare il patto assunto con i suoi elettori, di ritirare l’emendamento 2.31 (per come è stato riformulato nella seduta dell’18 dicembre 2007) e di ritornare a sostenere la professionalità degli psicologi e un approccio interdisciplinare ai temi della salute mentale.
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