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Difficoltà Specifiche dell’Apprendimento

La proposta della SIPAP per valorizzare la professionalità degli psicologi privati e rendere più efficienti i servizi di diagnosi e riabilitazione.

 

di Patrizia La Porta

 

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita esponenziale di bambini affetti da Difficoltà Specifiche dell’Apprendimento i quali, se non adeguatamente e tempestivamente trattati, possono  comportare un aumento del rischio di dispersione scolastica e/o ritardo nel percorso didattico.

A tal fine è stato presentato dal Senatore Vittoria Franco e da altri Senatori un Disegno di Legge (n. 1006) con il quale si intende agevolare l’accesso ai servizi di diagnosi e di riabilitazione da parte di tutti quei bambini per i quali si abbia il fondato sospetto di un Disturbo dell’Apprendimento e per i quali è fondamentale procedere con una diagnosi accurata e la definizione di una didattica ad hoc al fine di  prevenire l’esasperazione delle difficoltà incipienti.

A fronte di questo lodevole intento, come al solito si deve fare i conti con la sostenibilità economica ed organizzativa delle riforme cui si intende dare seguito.

I dati epidemiologici da questo punto di vista non sono confortanti. Infatti, si stima che la prevalenza per il Disturbo Specifico del Linguaggio sia del 2,5% all’età di 5 anni,  mentre la prevalenza per i DSA ai 7 anni sia intorno al 4,5% della popolazione in età scolare. Considerando che gli esperti  ritengono  che la richiesta di diagnosi venga effettuata da una percentuale che oscilla tra il 25% e il 50% della popolazione effettivamente affetta da questi disturbi il numero di diagnosi richieste si aggirerebbe tra le 350mila e le 500mila.

Pensare che il Servizio Sanitario Nazionale possa sostenere un servizio di questo genere è assolutamente utopico, per non dire demagogico. I servizi sanitari pubblici stentano già oggi a rispondere alle richieste che arrivano e non è certo ipotizzabile in un periodo come questo, in cui l’imperativo è il taglio della spesa pubblica, un ampliamento del personale per rispondere all’aumento di utenza derivante dall’approvazione del Disegno di Legge in questione. Del resto da anni sono state bloccate le assunzioni nel pubblico impiego, mentre i servizi sono puntualmente appaltati a cooperative di operatori socio-sanitari, tra i quali anche psicologi.

Un disegno di legge che vincoli le scuole a ricorrere solo a operatori del SSN determinerebbe il rischio fondato che  gli alunni vengano intempestivamente valutati (i tempi  stimati sono tra gli 8 e i 14 mesi di attesa) e, successivamente, frettolosamente liquidati con un’etichetta stigmatizzante di DSA, che scoraggerebbe gli insegnanti dal prendere iniziative per migliorarne il rendimento scolastico. Inoltre, se già i tempi di attesa per l’assessment fossero questi, come si può pensare che i servizi pubblici possano definire programmi didattici individualizzati al fine di correggere i deficit riscontrati? ancora, come si può pensare che vengano effettuati incontri di follow-up per verificare la validità del programma didattico proposto?

Lo scenario che drammaticamente è plausibile immaginare è analogo a quello che ha visto in questi ultimi anni interessare i bambini affetti da Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), i quali sono stati e sono tuttora superficialmente valutati e curati con terapie farmacologiche (ritalin) che procurano più danni che benefici.

Per tale motivo la SIPAP ha inviato alla Senatrice Vittoria Franco un emendamento all’art. 3 comma 3 del DdL 1006, con il quale si vuole prevedere la possibilità di utilizzare la professionalità degli psicologi che lavorano privatamente nell’ambito dei disturbi dell’apprendimento e della psicologia scolastica.

L’approvazione di questo importante emendamento significherebbe per i servizi scolastici poter attingere ad un bacino di professionisti qualificati e numericamente sufficiente per sostenere l’ingente richiesta di diagnosi e riabilitazione proveniente da quest’utenza.

Inoltre, al fine di garantire un servizio qualitativamente certificato, nell’emendamento si fa esplicito riferimento al fatto che il servizio dovrà essere effettuato secondo le “Raccomandazioni emerse dal Consensus Confernce 2007” e che, pertanto, venga effettuato da medici o psicologi, con esclusione di altre figure professionali quali ad esempio i pedagogisti clinici, che non hanno alle spalle un percorso formativo tale da accreditarli a svolgere la delicata funzione diagnostica.

Infine, l’approvazione dell’emendamento non escluderebbe la possibilità di richiesta dell’insegnante di sostegno ex-legge 104/92, in quanto esso prevede che solo nel caso in cui si voglia effettuare una tale richiesta si debba obbligatoriamente ricorre ad uno specialista del SSN.

D’altra parte ci teniamo a precisare che non tutti i bambini con difficoltà specifiche dell’apprendimento, necessitano di un insegnante di sostegno, ma è sufficiente l’adozione di programmi didattici individualizzati, tarati sulle difficoltà specifiche del singolo utente, per migliorarne il rendimento scolastico. Il ricorso sistematico all’insegnante di sostegno non solo è un aggravio economico per la Pubblica Istruzione, ma è anche un passaggio che rischia di stigmatizzare ed emarginare bambini che potrebbero essere facilmente recuperati ad un normale percorso didattico e integrati nel contesto di classe, con un tempestivo ed equilibrato intervento riabilitativo. D’altra parte, spesso utenti con patologie molto più gravi, quali l’autismo o il ritardo mentale medio-grave, si trovano nell’impossibilità di frequentare con continuità la scuola perché l’istituzione scolastica non ha fondi sufficienti per assicurare loro l’insegnante di sostegno tutti gli anni. In un quadro del genere appare come una gestione del tutto irrazionale delle risorse economiche del sistema scolastico destinare l’insegnante di sostegno ad alunni che ne possono fare benissimo a meno.

In base a questa logica diventa evidente come il ricorso a professionisti che lavorano con efficacia ed efficienza privatamente nell’ambito dei disturbi evolutivi, può, contrariamente a quello che si può intuitivamente pensare, comportare una razionalizzazione e un risparmio delle risorse del sistema scolastico in linea con l’indirizzo intrapreso dall’attuale governo con la riforma del Ministro Gelmini.

In conclusione riportiamo il testo integrale dell’emendamento presentato dalla SIPAP con  la speranza che tale proposta venga accettata dai firmatari del disegno di legge e che venga così valorizzato il contributo di tanti psicologi che da anni svolgono in modo encomiabile il lavoro di diagnosi e di riabilitazione, assumendo un ruolo fondamentale nell’opera di prevenzione del fenomeno della dispersione scolastica che ha pesantissime ricadute sia a livello individuale che sociale.

 

PROPOSTA DI EMENDAMENTO

 

Al DdL S-1006“ Nuove norme in materia di difficoltà specifiche di apprendimento”

 

Art. 3 (Diagnosi e riabilitazione)

 

Comma 3, riformulare come segue:

 

La diagnosi di DSA è effettuata nell’ambito degli interventi già assicurati dal Servizio Sanitario Nazionale a legislazione vigente nonché dagli specialisti sanitari privati, convenzionati e non, purchè in conformità alle “ Raccomandazioni per la pratica clinica nei Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento”emerse dalla Consensus Conference 2007

Ancorché la diagnosi sia  accompagnata dalla richiesta di provvedimenti amministrativi, ex Legge 104/92, rimane l’ obbligo della validazione da parte del Servizio Servizio Sanitario Nazionale.”

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