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Psicologi cinici in politica

di Stefano Crispino

 

Avevo già scritto il mio editoriale, tutto centrato sull’analisi dei dati Enpap e sulla risposta da dare a chi, mistificando demagogicamente a fini elettorali, disinforma i colleghi anziché aiutarli a capire.

Non ce l’ho fatta a pubblicarlo. Mi sono sentito tirare per la giacca in una sterile polemica. Le vicende private a volte prevalgono e influenzano il pensiero pubblico, lo indirizzano e lo guidano. Questo è stato un triste Natale per me, l’ultimo accanto ad una persona molto cara della mia famiglia. Di fronte alla sua sofferenza estrema mi sono posto molte domande sul’esperienza di fine vita. Ma ciò che mi ha più segnato è la dimensione del bisogno di assistenza, sia affettiva che pratica, e della perdita di ogni pudore di fronte alla sofferenza e all’angoscia della propria morte imminente. In questi momenti, senza la presenza costante, notte e giorno, di persone esperte e capaci di assistenza l’agonia è una esperienza terribile per chi la vive e per chi affettivamente assiste le persone care. Al di là della dimensione privata mi sono interrogato sul significato della mia scelta professionale e della mission che essa comporta, ho ripercorso le migliaia di ore condivise con i miei pazienti ed ho rivissuto la vicinanza empatica con cui ho condiviso le loro sofferenze. Mi sono chiesto quale destino ci sarà riservato nel momento del passaggio, quale condizione e quali bisogni lo accompagneranno e ho sperato che per ciascuno di noi possano essere disponibili tutte le risorse, sia morali che economiche, per affrontarlo con serenità. Purtroppo nessuno può essere sicuro del proprio futuro e solo la solidarietà più ampia, dalla famiglia alla società, dai propri cari al gruppo di appartenenza, può assicurare serenità nel tempo di vita, soprattutto nel tempo della difficoltà e del bisogno.

Allora mi sono reso conto della distanza che separa gli affetti dalla sfera pubblica, intrecciata troppo spesso ad interessi che ci rendono estranei a noi stessi ed alle persone amate. Ho riflettuto sulla nostra categoria, sul basso reddito che impedisce una dignitosa vita presente, sulla mancanza di prospettiva per i giovani psicologi e sulla difficoltà di costruire un futuro rassicurante e sereno. Di fronte a tanti ostacoli la nostra categoria, il cui statuto dovrebbe essere fondato sulla competenza e sui valori di reciproca solidarietà e lealtà, si scopre sempre più divisa.

Incapace di gestire i propri bisogni, di mediare i diversi interessi, di placare i conflitti.

Una prova evidente di ciò è l’imminente rinnovo degli organi dell’Ente di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (Enpap). Con molti mesi di anticipo è partita una campagna elettorale fatta di aggressioni verbali personalizzate, insulti indirizzati alle persone anziché critiche mirate alle loro scelte, utili ad un confronto costruttivo.

Tutto questo astio è deprimente e sottolinea quanto, in politica, anche gli psicologi più che clinici sappiano essere cinici, quanta incapacità abbiano a confrontarsi dialetticamente nel rispetto reciproco.

In occasione della elezione del presidente americano un giornale ha riportato le parole che Abramo Lincoln proferì ad una nazione divisa: “(...) noi non siamo nemici, ma amici, e anche se le passioni possono averlo allentato non dobbiamo permettere che il nostro legame affettivo si spezzi”. Come è possibile che proprio noi psicologi non siamo capaci di coltivare quella sensibilità che ci impedisca di trasformare il confronto in uno sterile scontro?

Sono convinto che la nostra categoria possa ritrovare l’unità nei propri valori costitutivi. Sono certo che gli psicologi possano conquistare una spazio professionale sempre più ampio rafforzando il proprio mandato sociale, possano vivere e prosperare lavorando solidalmente per costruire insieme il futuro.

E quando, come in questo momento, sono assaliti dal disinteresse per il collega accanto, sono sicuro che possano recuperare dentro di sé il senso della loro scelta professionale, che è anche una scelta esistenziale e di vita, riconoscendosi nell’altro e affrontando insieme le difficoltà.

Noi psicologi sappiamo bene quanto devastante sia la paura e quanto cinico sia lavorare per ingenerala in coloro che non hanno sufficienti informazioni per combatterla. Solo il linguaggio della verità può sconfiggere la paura, perché sollecita una reazione di lungimirante coraggio. Il 2008 è stato un anno orribile per tutta la società, ma le conseguenze delle difficoltà economiche si devono ancora far sentire. Il 2009 sarà ancora più pesante, eppure chi ha retto con fatica le sorti dell’Enpap in questi ultimi due anni ha piantato il seme della speranza trasformando la crisi in una opportunità per la nostra categoria. In qualità di membro del CdA dell’Enpap, insieme ai colleghi della Sipap eletti nel Cig e ad altri volenterosi consiglieri che hanno avuto a cuore le sorti del nostro ente di previdenza, ho promosso il varo delle forme di assistenza per i liberi professionisti. Nelle prime pagine di questo giornale potete trovate un ampio resoconto su questo argomento.

Certo ci sarà ancora da lavorare per ampliare l’assistenza e per finanziarla sempre di più, per questo mi hanno molto intristito le frasi ciniche e ingenerose di coloro che hanno ironizzato su queste conquiste sociali affermando che “non potendo garantire pensioni adeguate ci pagheranno almeno i funerali”.

Cari colleghi, il contributo per le spese funerarie non è tema su cui giocare, perché le parole sono pietre lanciate contro quelle decine di famiglie di colleghi che hanno chiesto un contributo nel momento del lutto, così come ironizzare sull’indennità per malattia o infortuni oppure sull’assistenza sanitaria integrativa colpisce centinaia di colleghi che adesso possono sentir meno il danno economico per il mancato lavoro e far curare se stessi ed i propri cari nelle situazioni di gravi malattie senza porsi il problema finanziario che rende ingiustamente diverse le persone nei propri bisogni fondamentali.

Spero di aver sollecitato una maggior sensibilità in coloro che si son lasciati scappare di bocca frasi così poco avvezze a chi lavora sulla sofferenza.

In ultimo, qualche parola di verità sulla situazione finanziaria dell’Enpap.

Nonostante il crollo dei mercati finanziari internazionali si è riusciti a contenere le perdite ad un quinto della media mondiale, modificando in 18 mesi l’85% del portafoglio, vendendo tutte le gestioni esterne e acquistando 350 milioni di euro in titoli di stato su 400 milioni di patrimonio. Ciò garantirà per i prossimi quattro anni un rendimento superiore alla rivalutazione prevista per legge. Quattro anni di vacche grasse mentre il mondo finanziario affronterà anni di vacche magre.

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